Promethéus - Recensione di Giusy Frisina, blog poesia

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Da Prometeo ad Antigone – il sogno di un poeta-fotografo

 

Quando Musorgskij scrisse le musiche dei suoi Quadri per un’esposizione, ispirandosi ai disegni dell’amico architetto e artista Hartmann appena scomparso, si era ancora in epoca zarista e La Grande porta di Kiev gli offriva forse l’occasione per esaltare con toni trionfali l’antica gloria della Grande Russia di cui Kiev, oggi tragico cuore dell’Ucraina, allora faceva parte. Ora la storia russa sembra violentemente voler tornare sui suoi passi imperiali, ma non è certo questo il senso in cui Roberto Mosi - poeta e fotografo anche dell’anima - ha voluto rileggere di recente quell’immagine. Ce la ripropone certamente in chiave metaforica, mentre ci fa riascoltare la magica versione di Ravel del 1929, cui fecero seguito le deliziose “figurine” di Kandinsky, volte a rappresentare la concezione sinestetica delle arti. Il tema è infatti caro anche al nostro poeta, il quale ha scelto comunque una strada coraggiosa: ricalcando i movimenti dell’opera, vuole accompagnarci, con dolce ostinazione, verso la porta della speranza e della fiducia nella creatività umana e nel progresso conoscitivo di cui la scienza è decisamente portatrice. Attraversando così le immagini più inconsuete e i messaggi subliminali di una città in cui, pure in piena crisi pandemica e dietro le mascherine, l’arte sempre si respira (a cominciare dall’arte povera e contemporanea dei “murales”, cui fa da contrappunto la scoperta archeologica dell’arte primitiva dei graffiti), Roberto-Prometeo approda dunque al ”sogno della grande Porta sul fiume/aperta sul mito della scienza, in un percorso - immaginato dipinto vivacemente coi colori e le musiche degli artisti di strada - che guarda verso le colline di Arcetri per preparare un dialogo ideale con Galileo “sul destino dei pianeti e delle stelle”…Ovvero sul destino stesso dell’umanità.

Il mito di Eschilo ci narra di un Prometeo che si sacrificò per donare il fuoco agli uomini, rubandolo agli dei e questi lo punirono incatenandolo. Viene da chiedersi il perché: gli dei erano gelosi perché temevano che il genere umano con la scienza e il progresso tecnologico diventasse troppo potente? O temevano invece l’uso perverso di quelle conoscenze e la tendenza all’ autodistruzione prodotta dalle armi e non solo? Una sorta di profezia della storia umana fino ai nostri preoccupanti giorni di disastri ambientali e bellici?

Platone ci pensò e propose una nuova versione del mito nel Protagora. Qui Zeus decide di intervenire per effettuare una “correzione” al dono di Prometeo in modo da evitare che gli uomini facciano un cattivo uso della tecnica dandosi alla violenza e rischiando di estinguersi. Per questo fa loro il dono della Politica, ovvero la capacità di dialogare e di stabilire rapporti sociali armonici, secondo misura e giustizia. Mosi non parla esplicitamente di questo dono ma in qualche modo ce lo suggerisce con tutta la sua opera. Intanto mette al centro dell’attenzione la polis che è fatta di persone e di interazioni, di condivisione di bellezza e rispetto reciproco nel vivere civile, un non detto che è detto, richiamando il connubio dantesco di “virtute e conoscenza”. E alla fine di fronte a Prometeo appare Antigone. E’ infatti proprio in questo incontro che il dono della Politica può realizzare pienamente il suo compito di civilizzazione o per meglio dire, con un apparente paradosso, di umanizzazione dell’umano. A tal fine la politica non può che incontrarsi con l’etica di cui Antigone è portatrice opponendosi alle fredde leggi di Creonte, in nome di una scienza (Prometeo) al servizio della dignità della persona e al di là dei rischi di un meccanicismo esasperato. Se Leopardi ne “La Ginestra” aveva inneggiato alle “magnifiche sorti progressive” ma aveva subito dopo auspicato l’importanza della ”social catena”, ovvero della solidarietà umana, Roberto Mosi con Antigone, ricorda al suo Prometeo di salvare la scienza rivestendola di valori e mettendo in primo piano la stessa salvezza dell’umanità e della natura di cui è al servizio. Un finale che incoraggia, dando forza insieme alla ragione e al cuore, perché di entrambe è figlio il mito.

Giusy Frisina

 

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Tempo IV

 (Promethéus. Il dono del fuoco, p.55)

Antigone

-----------  =  salvezza dalla scienza

Prometeo

Incontro Prometeo

                        e il tempo del Covid

in ogni angolo del mondo

Sfoglio i quadri della pandemia

angoscia negli occhi incassati

nei volti, sopra le maschere

paura dell'altro, amico nemico

nostalgia di teneri amori

Musica, John Cage, Music of Change

Poesia, Irene Vella, Era l'11 marzo

Il dio, ladro del fuoco, porge

ad Antigone la fiamma della scienza

Antigone sfida le leggi di Creonte

la sorella Ismene, le amiche vicine

Luci sempre accese nei laboratori

si alza pietra per pietra la diga

dell'immunità contro il contagio

Prometeo e Antigone illuminano

la via all'uomo per riprendere

a vivere, per riconquistare l'amore