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Prometheus, recensioni

Recensione di Mariella Bettarini

Dal Blog: poesia3002
27/06/2021

Roberto carissimo,

eccomi finalmente a te, dopo l’emozionante lettura del tuo “Promethéus. Il dono del fuoco”. Un libro davvero straordinario, di cui ho apprezzato pagina dopo pagina, nelle sue varie sezioni e relativi Movimenti e Tempi.

Come fare a “sintetizzare” questa così intensa tua scrittura, densa di Mito greco. Scienza, Arti Visive, e così via? Ha perfettamente ragione Giuliano Ladolfi quando parla di “una ricchezza di ispirazione, un vasto bagaglio culturale e una opportuna gamma di strumenti poetici”.

Non si poteva dire meglio di così per sintetizzare questo tuo lavoro.

Amico carissimo, i miei più vivi complimenti per questo tuo “dono del fuoco” e non solo: Dono di poesia, di scienza, di dipinti murali, di speranza, e così via.

A presto, ...

Auguri di cuore a te e alle tue care/cari, con un saluto affettuoso da

Mariella

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Mariella Bettarini
Vivo e lavoro a Firenze (dove fino al ’92 ho insegnato nelle scuole elementari), città dove sono nata il 31 gennaio 1942.
Dopo una parentesi torinese negli anni dell’infanzia e un doloroso soggiorno di tredici anni a Roma, e dopo corroboranti esperienze nella mia città natale (la città di La Pira e di don Milani, di padre Balducci e dell’Isolotto: le mie radici), nel 1973, in un postsessantotto colmo di disperate speranze, con alcuni amici scrittori diedi vita a “
Salvo imprevisti”, quadrimestrale autogestito e autofinanziato sempre, e che ha sempre pubblicato fascicoli monografici dedicati a temi come “Cultura e meridione”, “Donne e cultura”, “Dopo il sessantotto”, Pasolini, “Poesia e inconscio”, “I bambini/la poesia”, “Poesia e teatro”, “Poesia e follia”, “Del tradurre”, ecc: Ho, infatti, sempre sentito strettissimamente connessa la mia ricerca etico-estetica con il rovello, la ricerca, l’esperienza etico-culturale di altre persone (prima che poeti/scrittori), in una comunitaria, non competitiva passione insieme letteraria e sociale. (dal Sito)

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* Recensione di Mariagrazia Carraroli

Dal “Blog poesia3002

Come rappresentazione teatrale”

Promethéus- il dono del fuoco- è il titolo del dramma in due tempi alla cui rappresentazione scenica sono invitata da Roberto Mosi, il colto amico poeta, regista di quest’opera, dove la parola poetica dialoga con la musica, la pittura e l’arte tutta, affannosamente cercando luce e risposta alla fatica del vivere.

La prima parola che, appena alzato il sipario, si affaccia emblematica sul proscenio, è “Cerco,,”: parola-voce in costante movimento tra cartelli stradali, murales di periferia, muraglie lontane e tatuaggi, tutta arte povera, tribale o modaiola, espressione variegata dell’uomo d’oggi, erede del troglodita di Lascaux:

I quadri vivono dell’aria/delle strade, dei muri bagnati/ dalla pioggia, del lento disfarsi//Mostrano l’anima del quartiere/ di quelli che l’abitano, volano/ poi via come gli angeli custodi (p.37)

La parola della poesia, proseguendo nella sua ricerca, incontra e ci fa incontrare la nave dei folli e poi un’altra follia che arresta la sua ansia distruttiva e arretra di fronte alla bellezza:

Nel Cenacolo si ferma la furia/ davanti all’arte di Andrea del Sarto (p.44)

E ancora il N.O.F.4 Nannetti, graffittaro ante litteram che graffia sul muro del manicomio di Volterra le inascoltate parole di libertà e di volo della sua anima, e che immagina di salire su un’astronave per toccare le stelle, quelle stesse, forse, sognate e catturate ad Arcetri da Galileo. Sì, perché poesia e follia sono amiche e insieme concimano la terra della scienza, aprendo sotterranei sentieri alle sue più ardite scoperte.

Nel secondo tempo del dramma l’autore/ regista ci accompagna nei tempi e nei luoghi del mito, dove Prometeo campeggia con i suoi doni, mentre Beethoven suona: la poesia, infatti, può generare il miracolo quantico della soppressione dello spaziotempo, dando origine a un luogo dove possono convivere speranza e angoscia, salvezza e perdizione, Fibonaci e David Bowie, scienza e bellezza e dove un virus che ha falcidiato un’umanità sgomente e imbavagliata, entra in scena, per poi esserne scalzato dalla forza che fin dai primordi guida l’uomo e dona luce alla sua intelligenza:

Prometeo e Antigone illuminano/ la via all’uomo per riprendere a vivere/ per riconquistare l’amore

(p. 55)

Qui cala il sipario, e mentre lo spettatore/lettore resta sospeso, due parole seguitano a rimanere accese ai suoi occhi: la prima (Cerco) e l’ultima (amore) in scena, rivelando, dopo il tragitto tra città, dolori, conquiste, storie e storia dell’uomo, l’essenziale, ineludibile anelito di ciascun essere sulla terra, la cui anima grida con il poeta: Cerco amore! Un Amore che l’autore ha rappresentato con la sua bella foto di copertina, amore spesso messo in croce dall’uomo, ma che sempre risorge dopo ogni individuale o collettiva pandemia.

C.B. 22 giugno 2021 Mariagrazia Carraroli

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MARIAGRAZIA CARRAROLI

Nata a Verona nel 1940, vive a Campi Bisenzio. Il suo incontro con la poesia risale agli anni

della maturità.

Ha collaborato con la rivista pedagogica CEMMondialità con “Note di vita vissuta” che

sono state poi pubblicate, assieme a sue liriche, in diverse raccolte e Antologie edite da La

Scuola, Le Stelle, S.E.I., De Agostini…Molti i riconoscimenti e i premi nazionali e

internazionali ricevuti, dei quali gli ultimi sono stati: nel dicembre 2006, il Fiorino

d’Argento del Premio FirenzeEuropa per l’opera edita “E nella sera un’ombra”, nel

maggio 2007, la medaglia d’oro del Premio Il Litorale all’opera edita “Coniugazioni”,

nell’aprile 2008, il Primo Premio all’Atto Unico “N.O.F.4 Nanetti Oreste Fernando”

, opera ancora inedita in poesia, del Concorso Nazionale Sarah Ferrati e il Primo Premio

per una silloge inedita al Premio Inedito Città di Chieri e colline di Torino, nel maggio

2009. È alla sua decima pubblicazione col libro di poesia “MAI PIU’ “con le immagini di

Luciano Ricci, libro dedicato ai martiri di Sant’Anna di Stazzema, FlorenceArtEdizioni.

L’inedito ha ricevuto il Premio Speciale L’erisipela “Poesia per la Pace”2008

Collabora con Franco Maniscalchi, presidente di Pianeta Poesia, curando la

presentazione di autori nelle Librerie e alla Biblioteca Marucelliana di Firenze.

Hanno scritto di lei giornali, riviste settimanali e mensili a larga diffusione e sue poesie

sono state lette in radio e tv private, Radio della Svizzera Italiana, Radio Montecarlo, RAI

Uno e RAI Tre.

Il suo lavoro creativo trova completamento e stimolo dalla feconda collaborazione con

Luciano Ricci, suo marito, pittore e fotografo.

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Promethéus. Il dono del fuoco

* Recensione di Nicoletta Manetti

Dal Blog: poesia3002

20/06/2021

Ormai lo sappiamo, Roberto Mosi, ad ogni suo nuovo libro, spiazza. Mai banale, mai monotematico. Sempre eclettico. Stavolta è il mito di Prometeo a travolgerlo e, di conseguenza, a travolgerci. Prometeo che si sacrifica per donare all’umanità il fuoco, il lume della scienza, del calcolo e dei segni, ci accompagna dove non immagineremmo mai.

Fu mio il sistema dei segni tracciati” dice. E noi, con Mosi e Prometeo, partiamo alla ricerca dei “segni tracciati”, che in definitiva hanno la stessa anima di quelli di ventimila anni fa sulle pareti della grotta di Lescaux, percorriamo le strade della nostra città, con i suoi “segni”, i poster, i cartelli interpretati dal Giullare, l’arte di strada, i murales che invocano l’abbattimento dei muri.

Un percorso in cui l’evocazione visiva, pittorica, si intreccia con quella musicale. Passeggiando ascoltiamo Musorgskij, la Suite per pianoforte Quadri di un’esposizione, ispirata agli acquarelli dell’amico Hartmann, in cui ciascun pezzo è preceduto, per l’appunto, da una promenade.

Fino ad arrivare alla Grande Porta sul Fiume, l’Arno, immaginata dal Poggi e mai realizzata (è rimasta al suo posto la caserma ad impedire quella vagheggiata prospettiva), omaggio alla Grande Porta di Kiev. Una porta che chiude un percorso, ma si apre ad un altro: al futuro.

Fu mia a loro bene - l’idea del calcolo” dice ancora Prometeo. E allora si riparte, ci incamminiamo su, verso il colle della scienza, per dialogare con Galileo ad Arcetri “sul destino dei pianeti e delle stelle”. E incrociamo Eschilo che “canta la generosità di Prometeo”, Leopardi, Jorie Graham. La speranza e l’angoscia. Musiche di Mozart, Puccini e David Bowie.

Infine Antigone che, dopo aver sfidato la legge in nome dell’amore, insieme a Prometeo, col sottofondo della Music of Change di John Cage, illumina la via all’uomo per riprendere a vivere dopo la pandemia. La salvezza della scienza.

Ancora una volta profondità e leggerezza caratterizzano l’opera di Mosi che con eleganza e nessun compiacimento, anzi con un garbo spesso ironico, ci porge cultura e umanità.”

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Nicoletta Manetti: nata a Firenze, avvocato, si dedica con passione alla scrittura. Ha pubblicato per la poesia la silloge “Confidenze a un canarino” (Teseo 2013) e partecipato a varie antologie, tra cui “Gigli di mare”(Il Foglio 2018), “Sinfonia per San Salvi” (Il foglio 2020) ottenendo diversi premi e riconoscimenti. Per la narrativa con il romanzo “VICO” (SoleOmbra 2015) è stata finalista al Giovane Holden 2017 e Rive Gauche 2017. Ha inoltre partecipato a varie antologie, tra cui “Confessioni e battaglie” (SoleOmbra 2019) e “La scia nera” a cura di Marco Vichi (TEA 2019).
Fa parte dell’Associazione Semicerchio, rivista di poesia comparata, e del Gruppo Scrittori Firenze.

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Promethéus. Il dono del fuoco

* Recensione di Donato Massaro

Dal Blog poesia 3002

15/06/2021

Il sentimento del mito”

 

Il presente, che ci coinvolge nelle opere e nei giorni con il sentimento del tempo, affonda le sue radici nel passato remoto di secoli lontano, mentre proietta i suoi rami e i suoi frutti nei giorni che verranno, per dare il benvenuto al futuro.

Le Opere e i giorni della locuzione divenuta abituale, rinviano al titolo di un poema di Esiodo (VIII secolo a.C.) con riferimento alle stagioni ed ai relativi lavori nei campi, trattando altresì di problemi di convivenza e di giustizia e dell'umano destino, in un'epoca quella, oltre che di acquisizioni e di scoperte, di miti che Esiodo stesso ha trattato nella sua Teogonia. Miti che resistono al tempo anche se il razionalismo dei secoli successivi ha diversamente motivato, con meno poesia, il cammino degli esseri umani sulla Terra abitata, le cui opere e giorni sviluppano anche contraddizioni del dire e del fare che però l'occhio attento del poeta sa cogliere nel fluire del tempo che scorre lento nei millenni.

Nella bella raccolta poetica di Roberto Mosi, Promethéus Il dono del fuoco, emergono nettamente le coordinate del quotidiano e della Storia, anche perché l'autore ha una lunga consuetudine con il tema del mito e della sua complessità, di cui ama evidenziare l'essenza e i risvolti, del mito e della poesia, retrospettivamente cercando nel passato ed introspettivamente nel presente esiti connessi con le avvisaglie del futuro erede dell'uno e dell'altro.

Se Prometeo, nella lettura di Roberto Mosi, con il dono del fuoco agli uomini prefigura la Scienza e l'Arte ed il progresso come noi lo conosciamo, la poesia è anche capace di mostrare il lato debole di esso con le contraddizioni che lo affliggono e le ferite tuttavia sanabili con un impegno che trova adempimenti nei sentimenti per supplire, se necessario, alle carenze della civiltà e del progresso. Ed è nella civiltà e nel progresso tuttavia, malgrado non sempre sia stato così, che trova applicazione e sviluppo il desiderio di un mondo migliore per trovare l'espressione alta delle umane possibilità che un mondo migliore contribuiscono a costruire.

E non a caso Roberto Mosi nella sua opera, nella seconda parte, riannoda passato e presente con assonanze musicali memori della Storia del pensiero e della Suite per pianoforte Quadri di un'esposizione di Mussorgskij; "La Galleria d'arte del compositore russo è per noi la strada delle nostre città, i luoghi dove oggi fiorisce l'arte di strada., pag. 10, così come nella prima parte egli stesso è autore di "quadri" di vita vissuta nei "graffiti" dei giorni e dove tutto è passato al vaglio della Scienza e della Coscienza che si rivela nel dominio di sé e nella percezione dell'Arte.

Sul limitare della realtà iniziano le possibilità della fantasia e sul limitare della fantasia ci sono immagini altre come quadri di un'esposizione che coniugano tensioni espressionistiche e serenità impressionistiche per disegnare scene di vita in una composizione musicale/figurativa/letteraria che la realtà riflette come in uno specchio non solo narcisistico; una realtà complessa e complicata nell'approdo delle opere e dei giorni nei riflessi del viaggio della vita. "Vento di sabbia trascinata / dal deserto soffia angosce / su noi al centro della città”, pag. 27. "Avverto nell'aria l'eco della / musica di Beethoven”, pag. 51. Nel sentimento del Tempo che porta all'infanzia del mondo ed al mito, il poeta avverte che l'esistenza si arricchisce di senso pur nella bagarre e nella polvere, qui e ora, delle strade del mondo.

Firenze, 15 giugno 2021

Donato Massaro

Donato Massaro vive a Firenze. Scrittore. Poeta. Accademico d’onore dell’Accademia delle Arti del Disegno. Accademico dell’Accademia Internazionale Medicea. Socio della Società Dantesca Italiana. Collabora a riviste e periodici culturali. Ha pubblicato: Due o tre cose che so di Dante (2012), Il primo amore. Variazioni sul tema de I Promessi Sposi (2013), Le parole sono d’argento (2015), Alone nel paese delle conchiglie (2015), Chi coltiverà i sentimenti? (2016), Una Commedia che riguarda tutti. Sopra i versi di Dante (2017-2019), Noi con Dante (2017-2019).

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Promethéus. Il dono del fuoco

* Recensione di Carlo Menzinger di Preussenthal

Blog: poesia3002

1° luglio 2021

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Foto di muri graffiati”

Roberto Mosi è autore fiorentino. La sua silloge poetica “Promethèus” ci parla di muri di ogni parte del mondo, ma si capisce che il poeta è di Firenze, città orfana delle mura di cinta, sin dal “risanamento” del Poggi che voleva mutarla in capitale d’Italia, ma ricca di “muri privati” onnipresenti. Mura di ville che cingono le strette viuzze collinari tra piccoli bastioni che celano la vista dei giardini retrostanti, case dalle mura di pietra e dalle alte finestre. Una città troppo fortificata per poterci ambientare una storia di zombie, quelle creature semi-vive che nei film americani dilagano ovunque abbattendo fragili porte-finestre e vetrate senza imposte o inferriate.

Una città priva delle grandi periferie delle metropoli ma non per questo orfana del tocco irriverente dei writer, che lasciano i propri graffiti in sottopassi, lungo i binari della ferrovia o su edifici che sono quasi archeologia industriale.

Lo sguardo poetico dell’autore va, infatti, spesso proprio alle opere di questi artisti di strada.

Il titolo “Promethèus” rimanda alla mitica figura che diede il fuoco all’uomo, ma anche “l’idea del calcolo” e “il sistema dei segni tracciati”. Padre, quindi, dell’energia, della tecnologia ma anche della scrittura e, perché no, dei graffiti, della “fantasia dei colori” che riempiono “strade periferiche / muri della ferrovia / sottopassi nell’ombra / saracinesche abbassate” in queste nostre “Città a misura d’automobile”. Sono quadri che “vivono dell’aria / delle strade, dei muri bagnati”.

Di quali muri ci parla? Oltre a quelli di Firenze, quelli di Gerusalemme, di Berlino, del Messico, di Melbourne, di Rio de Janeiro.

E chi si muove tra questi muri?

Ecco i pugili che “combattono miserie”, ecco “l’omino magro” che “esce dalla fogna”, “un grappolo di palloni in mano”, ecco che “il Giullare s’intrufola, follia / dei segnali / lo spray nella mano / la freccia stradale infilza un cuore / il Cristo pende dall’incrocio”

Ecco i malati dei manicomi dipingere i muri delle loro case-prigione.

Ecco gli antenati dei writer all’opera nelle grotte di Lascaux.

Brevi poesie di grande forza visiva che sono fotografie. Del resto, si sente, il Mosi non è solo poeta, ma anche fotografo.

Carlo Menzinger di Preussenthal

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Dal Sito di Carlo Menzinger

Da sempre la mia passione è per i libri che amo sia leggere, sia scrivere, e ne ho pubblicati ormai un discreto numero: i romanzi “Il sogno del ragno” e “Il regno del ragno” (dalla saga “Via da Sparta”, un’ucronia su un presente dominato da Sparta), “La bambina dei sogni” (un thriller su un’orfana dagli strani poteri) , “Il Colombo Divergente” (un’ucronia su Cristoforo Colombo), “Giovanna e l’angelo” (un’ucronia su Giovanna d’Arco), “Ansia Assassina” (un thriller surreale), “Jacopo Flammer e il Popolo delle Amigdale (un viaggio in una preistoria ucronica), “Jacopo Flammer nella terra dei Suricati” (nuove avventure dei Guardiani dell’Ucronia); “Il Settimo Plenilunio” (una gothic gallery novel con vampiri e licantropi, scritto con Bumbi e Calamandrei e illustrato da 17 artisti), “Il narratore di Rifredi” (racconti e articoli sul quartiere fiorentino e su Acciai), il romanzo breve “Se sarà maschio lo chiameremo Aida”, scritto assieme ad Andrea Didato e la storia in versi “Cybernetic Love”, scritta con Simonetta Bumbi, pubblicati entrambi nel volume “Parole nel web”, che comprende anche un racconto che ho scritto con Sergio Calamandrei “Lei si sveglierà”. Ho anche pubblicato alcune raccolte di poesie.”

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Promethéus. Il dono del fuoco

Recensione di Annamaria Volpini

Da “Literary”, n. 6/2021

C’è una grande smarrimento oggi negli uomini, ma anche un grande bisogno di andare alla radice di se stessi per ristabilire una comunicazione con le cose e con i propri simili. La poesia può essere uno degli strumenti di tale ricerca dato che, per sua stessa natura, è soggettiva e può suscitare emozioni diverse. Chiunque ami scrivere, lo fa perché la sua ispirazione lo porta ad utilizzare le parole che vogliono esprimere innanzi tutto una condizione particolare della propria anima.

Ogni poesia è anche un dialogo con la nostra parte segreta, un viaggio personale in un altro mondo. E dalle poesie di Roberto Mosi edite nel volume “Prometheus” Il dono del fuoco” traspare l’espressione di un moto individuale, dove l’“io” parla direttamente di sé. Qui troviamo una oggettivazione poetica della realtà ma anche la vitalità del mito nello svolgersi del lavoro di ogni giorno e nel continuo rigenerarsi nelle opere. Tutto è manifestazione del sacro e nello stesso tempo tutto è materiale e quotidiano perché racconta una ricerca che rivela i legami tra i vivi e i morti, tra gli antenati e i presenti ed ancora troviamo la forza degli elementi unita ad una infinita pietà per tutto.

Sebbene una raccolta di poesie non sia certo un trattato scientifico che richiede una prefazione, in questo caso la prefazione vuole esaltare la magia della parola che è quella di ascoltare la voce del silenzio, ma è anche rivivere questo silenzio per dare identità ad un viaggio poetico che si fa di volta in volta diario.

Le poesie di Roberto Mosi sono di una profondità che non può passare sotto silenzio: racchiudono le emozioni, i desideri, i rimpianti, le riflessioni di una vita vissuta con passione sia nel bene che nel male. Vogliono essere una sorta di viaggio autobiografico ma, allo stesso tempo, rappresentano le tappe salienti della vita. La particolare attenzione che mette nella scelta delle parole e nella loro musicalità, sembra potersi congiungere al senso di una poesia disegnata e il suo universo poetico trova motivi di canto nella riflessione introspettiva sugli eventi salienti della vita: la nascita, l’infanzia, la fanciullezza, la giovinezza, l’età matura, la vecchiaia, l’amore, la morte. Ma c’è anche l’avventura della memoria dove va rinvenuto il punto di partenza di un lungo viaggio auto biografico.

Questa è una raccolta, che si legge in un “fiato”, ma invece va letta e meditata a lungo. Tutti i miei complimenti al carissimo Roberto da tanto tempo compagno di letterarie avventure vissute insieme.

Firenze, 12 giugno 2021

Annamaria Volpini

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Anna Maria Volpini, poetessa, pittrice, già insegnante.

Anna Maria Volpini è il mio nome d'arte. Abito a Firenze ed ho insegnato per quarant'anni nelle Scuole Elementari della mia città. Mi piace essere attiva: leggo, scrivo, disegno, uso le nuove tecnologie con discreto successo, curo i fiori del mio giardino ed anche quei fiori meravigliosi che sono le mie figlie e la mia nipotina. Amo anche cucinare ed organizzare pranzi e cene con parenti ed amici ma soprattutto comunicare e condividere con gli altri le mie "passioni"! L'età mi consiglierebbe di darmi una calmata. Credetemi, questa eventualità non rientra ancora nei miei progetti!.”

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