Di fronte allo specchio il giovane Brasillach scopre alla fine di essere come tutti solo al mondo: solo di fronte alla vita, solo di fronte alla morte – e che non ci sono purezza o bellezza o sogni di grandezza da perseguire; che sempre la vita è quella che hai già vissuto perché è su quella che si fanno i conti, e la memoria è la cosa più preziosa con tutto quello che gelosamente conserva e nello stesso tempo la parte più crudele e difficile da regolare e gestire. E che non c’è intelligenza o fede che tenga di fronte alla disperazione della solitudine e della morte, di fronte al potere che affonda le sue ragioni unicamente nella forza per sopraffarti – come è l’unica logica che traspare da vicende come questa e che sotto traccia regola la vita non di tutti, cosa banale e generica, ma di tutti coloro che si trovano dall’altra parte della barricata che sempre divide la vite dei più deboli dagli altri.
Tutto questo sta nei versi dei suoi componimenti scritti e vissuti nel carcere di Fresnes e che fanno di lui finalmente un poeta della stessa qualità umana di André Chénier e François Villon.
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