In questa raccolta Liliana Zinetti si affida al tempo, alla memoria, terreno già suo, ma mai completamente risolto: si materializza, così, nei testi, uno iato irriducibile, una cicatrice viva e irrisolta che non guarisce se non attraverso l’enumerazione e la percezione visiva, cinestetica, di luoghi, forme, identità (Ivan Fedeli).
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