L’intera raccolta è dominata da un Leitmotiv che nessuna realtà interna o esterna riesce a mutare: la constatazione della solitudine dell’essere umano. «La solitudine / empie / lo spazio» e si trasforma in esigenza di analisi personale e di “risarcimento” poetico. Lo scrittore si affida a tocchi di colori tenui sia nelle parole sia nelle metafore per descrivere una percezione di se stesso che non sfocia nella tragedia, ma lentamente usura quella speranza che la figura dell’angelo pare lasciare talvolta intravedere. Il male è presente nel mondo e l’animo umano ne avverte il peso («Ai piedi / un passero morto») e cerca di trovare ragioni, ma conserva un tremore che può sfociare in paralisi. Ogni vibrazione esterna («Ombre pallide / increspano / la superficie della memoria») viene colta con delicato riserbo unito a un atteggiamento contemplativo misto di stupore e di malinconia: «Il corpo / resiste / nell’illusione / del bacio», perché «l’altro si manifesta / nel dolore / della coscienza / morente» (Giulio Greco).
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