Affascina nella lettura de “L’eremo e l’eremita”, la costruzione del testo: l’Autore tesse la trama associando lirica pura e racconto, microstorie a richiami epistolari in cui l’io narrativo talvolta esplode nella sua drammaticità, altrove si nasconde o si filtra in altro.
Affiora, e sempre, l’esigenza di legare microstorie e orizzonti indefiniti: Gusmeroli spesso cerca di ancorarsi a una realtà storica e mitica, utilizzando, talvolta in forma esasperata e mai fuori luogo, l’ansia e il gusto del particolare, la ricostruzione etimologica di termini, la tensione descrittiva di ambienti e stati, quasi egli stesso appartenesse in modo ambivalente a un mondo fatto di realtà e, nel contempo, ambisse all’astrazione, al dissolvimento nello spirito fino a sparire, darsi in una forma pura di pensiero, religiosamente presente in sé eppure tendenzialmente fuori da sé.
Ne deriva l’idea di una luce piena ma sopita, talvolta dirompente, sempre in divenire e in linea con i frequenti strappi lirici e le citazioni dei testi (Ivan Fedeli).
Per offrire il miglior servizio possibile questo sito utilizza i cookies. Continuando la navigazione si autorizza l’uso.
To offer the best possible service this site uses cookies. By continuing to browse, you authorize use.